La storia della malattia emorroidaria
“La moglie ha le emorroidi, il marito ha le emorroidi, la figlia, il genero, il nipote, hanno le emorroidi e non sono esenti da questa vile malattia l’amministratore, il castaldo, il duro zappatore e l’aratore. Giovani e vecchi, tutti hanno grappoli di emorroidi; cosa davvero strana, solo il podere non dà grappoli“.
Marziale, Epigrammi, VII, 71. 86 – 102 d.C.
Oggi circa il 25% della popolazione adulta e circa il 50% della popolazione sopra i 50 anni è colpita da emorroidi e il problema doveva essere diffuso anche in passato, stando a quanto scriveva il poeta latino Marco Valerio Marziale circa duemila anni fa.
Se soffrite di emorroidi quindi siete in buona compagnia, perché è già dall’antica Grecia che si conosce e si cerca di curare questa fastidiosa patologia.
La parola emorroidi deriva infatti dall’unione di due parole greche: “aima” = sangue
“ reos”= scorrere.
E infatti uno dei sintomi delle emorroidi è proprio il sanguinamento durante la defecazione.
Ma la storia delle emorroidi inizia ancora prima, ai tempi dell’antico Egitto: sono stati ritrovati papiri risalenti agli antichi egizi, circa 1200 anni prima di Cristo, dove sono riportate dettagliate informazioni circa la cura di affezioni ano rettali.
La malattia emorroidaria non risparmia nemmeno nobili e regnanti: sembra infatti che Leonardo da Vinci consigliò rimedi per le emorroidi a Francesco I di Francia e Napoleone ne ha sofferto prima della grande battaglia di Waterloo, dove fu sconfitto.
Le emorroidi sono dei cuscinetti molto ricchi di vasi sanguigni, arterie e capillari che servono a migliorare la continenza anale: le emorroidi sono infatti dotate di “valvole” che aprendosi favoriscono l’afflusso di sangue che le gonfia, chiudendo l’ano e aiutando la continenza di liquidi e gas. Quando il meccanismo di apertura e chiusura si inceppa, perché c’è ristagno di sangue allora può insorgere la malattia emorroidaria e le emorroidi sanguinano durante la defecazione.
Le emorroidi sono una patologia fastidiosa ma risolvibile, sia adottando abitudini alimentari più sane, sia rivolgendosi al proprio medico per informarsi sui trattamenti ambulatoriali e chirurgici mini-invasivi che permettono di guarire in modo relativamente rapido e poco doloroso.