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Confronto tra i principali metodi mininvasivi per la cura delle emorroidi
 il metodo Longo e il metodo THD 
Attualmente le principali tecniche chirurgiche mininvasive per la cura delle emorroidi sono due: 
Si tratta di due metodi sviluppati in Italia che hanno in comune la mininvasività dell’intervento chirurgico, la quasi totale assenza di dolore post operatorio e la rapida ripresa della vita quotidiana. 
Mininvasivi perché non asportano le emorroidi, considerate un elemento anatomico importante per la continenza anale. 
Poco dolorosi perché non lasciano ferite aperte e agiscono al di sopra della linea dentata, in una zona priva di terminazioni nervose. 
I due metodi però non sono equivalenti, anzi sono completamente diversi tra loro: il metodo Longo agisce sul prolasso, asportando la parte in eccesso del canale rettale e riposizionando quindi le emorroidi della loro sede naturale. Il metodo THD invece agisce sull’arteria emorroidale, suturandola e riducendo l’iperafflusso di sangue alle emorroidi che provoca il sanguinamento e il gonfiore. 
Partendo dal presupposto che è sempre bene farsi consigliare dal medico possiamo comunque dire che il metodo Longo è generalmente consigliato in caso di emorroidi con prolasso e che il metodo THD è generalmente consigliato in caso di emorroidi sanguinanti. Abbiamo inoltre realizzato una tabella di confronto dei due metodi, per fare chiarezza: 
Confronto tra le tecniche chirurgiche mininvasive per la cura delle emorroidi
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Emorroidopessi con suturatrice meccanica o metodo Longo | 
Dearterializzazione emorroidaria transanale o metodo THD | 
 
| Tipo di intervento: | 
si asporta il tessuto rettale in eccesso, riportando il paziente ad una situazione di normalità: con l’eliminazione del prolasso del retto le emorroidi si riposizionano della loro sede naturale e nel contempo si ripristina una giusta circolazione venosa. | 
si procede alla sutura dell’arteria emorroidaria superiore che provoca l’iperafflusso di sague alle emorroidi e la loro conseguente congestione e infiammazione. In caso di prolasso, questo si riduce grazie alla plicatura della mucopsa rettale. | 
 
| Ideale in caso di: | 
emorroidi con prolasso | 
emorroidi sanguinanti | 
 
| Tempo di degenza: | 
il paziente viene dimesso dopo 24-48 ore dall’intervento, senza bisogno di alcuna medicazione. | 
il paziente viene ricoverato e dimesso entro le 24 ore successive all’intervento. | 
 
| Anestesia: | 
anestesia generale, loco-regionale o locale. | 
locale o locale assistita. | 
 
| Dolore post-operatorio: | 
Si possono riscontrare rari sanguinamenti o prurito e fastidi di lieve entità. | 
il dolore postoperatorio è blando o del tutto assente. Si potrebbe verificare un lieve tenesmo o senso di pesantezza. | 
 
| Tempi di recupero: | 
Si può tornare alle normali attività lavorative dopo 4-5 giorni dall’intervento. | 
Ripresa delle attività quotidiane in 48 ore. | 
 
| Recidive: | 
Basso tasso di recidive | 
Basso tasso di recidive | 
 
| Vantaggi: | 
Pratica mininvasiva, poco dolorosa e con rapidi tempi di recupero post-operatorio. Le emorroidi, che hanno un importante funzione di continenza anale, non vengono asportate ma riposizionate nella loro sede naturale. | 
Pratica poco dolorosa e mininvasiva, che conserva non solo i cuscinetti emorroidari, importanti per la continenza anale, ma anche la normale anatomia del canale rettale. Non compromettein alcun modo la possibilità di eseguire in futuro altri interventi sul canale anale-rettale. | 
 
| Indicazioni: | 
emorroidi di II, III e IV grado con prolasso. | 
emorroidi sanguinanti di II, III e IV grado, anche in casi di prolasso. | 
 
| Controindicazioni: | 
l’intervento è controindicato in caso di pazienti a rischio emorragico o in caso di emorroidi molto sanguinanti. Inoltre la suturazione del canale anale avviene per mezzo di una suturatrice meccanica con graffette metaliiche che possono essere espulse anche a distanza di anni. | 
Attualmente non esistono controindicazioni o gravi complicanze grazie alla mini invasività di questo metodo. | 
 
 
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